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una notte io sono nato

Estratti da " ...UNA NOTTE IO SONO NATO "

LA NASCITA
... La levatrice si schiarì la gola e parlò in tono pacato: «Mi dispiace doverlo dire, ma c'è poca speranza»
. Giacomo e Marina si scambiarono uno sguardo disperato. [...] Accanto a loro la nonna era in ginocchio, ma improvvisamente balzò in piedi come fosse stata trafitta da un dardo infuocato.
Febbrilmente, come impazzita, si mise a scaldare con un pezzo di lana e acqua calda il corpicino inerte di Daniele. E accadde l'impossibile. A poco a poco, come per incanto, la morte che stava per ghermire la piccola vita, indietreggiò, e un labile vagito, strozzato, poi libero, sempre più chiaro, inondò la povera stanza. Daniele viveva. Era il 22 settembre 1949.

LE ALI TARPATE
Passarono alcuni mesi. Vicino al focolare, seduto su un seggiolone, il bambino guardava tutto e tutti con i suoi grandi occhioni. Daniele era molto bello, con la carnagione ambrata e i riccioli nerissimi. Ma a un anno Daniele viveva ancora inerte senza cenno di movimento agli arti. E fu solo allora che la verità, la verità respinta negli ultimi tempi, si rivelò in tutta la sua crudele realtà. Daniele era spastico. La morte fugata dalla coraggiosa disperazione della donna, prima di andarsene aveva dato un'ultima zampata.
[...]

LE PORTE SPALANCATE
E vinse come uomo e come artista. Un'altra mostra a Carpi e ancora un'altra a Bologna spalancò le porte anche dell'Antoniano. [...]
Nel febbraio del 1971 Daniele espose [...] alla galleria d'Arte Pantheon, a Roma. E fu la vetta. Conobbe Cecilia Borghese, Zavattini, Vincenzo Arezzo, Giancarlo Fusco e Guttuso e Manzù, celeberrimi artisti che capirono Daniele nel profondo. Anche Bill Pepper, noto biografo americano, fu toccato dalla pittura di Daniele. [...]

LA SANTA VERITÀ
Ma ecco arrivare l'impensabile. Quel pomeriggio (3 novembre 1975) Daniele aspettava un gruppo di amici. Era sereno come non mai. [...] Così chiacchierando, messi anche di buon umore per la lieta serata che si presentava, verso le 9,30, giunsero ad un ristorante e chiesero di cenare. Il cameriere subito non rispose: tergiversò, si impappinò e neanche quando gli additarono i tavoli sgombri, li fece accomodare. Con aria agro-dolce e poi risoluta, fece addirittura capire che non erano graditi. Evidentemente faceva loro difetto essere handicappati. Daniele, alle prime non credeva; poi, resosi conto che era vero, sembrava schiantato, e s'aggrappò ad un tavolo per non cadere.
Erano respinti ... Respinti! Una cosa inconcepibile, inaudita. Ma come... Proprio quando credeva di avere risalita la lunghissima china, ispida di prevensioni e cieche incomprensioni; proprio quando era ormai riuscito a credere ancora nel prossimo. Ecco la verità fredda e bruciante come una sferzata al cuore. [...]

 
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